Spesso di discute di integrazione dati con un taglio prettamente tecnologico, peraltro focalizzando l’attenzione su come connettersi con le sorgenti dati e su come, da esse, costruire quel punto unico di accesso, requisito di fatto irrinunciabile per poter gestire un patrimonio informativo sempre più consistente, eterogeneo e distribuito.
Questa focalizzazione, tuttavia, fa perdere di vista il fatto che i dati sono un mezzo e, pertanto, la loro integrazione deve essere a favore di chi poi li deve usare per raggiungere un fine. In altre parole, i dati sono – o dovrebbero essere – al servizio dei loro fruitori e, nel far ciò, si deve – o si dovrebbe – assumere che tali fruitori sono interessati a ciò che i dati rappresentano, a quanto bene lo fanno e alle loro relazioni reciproche e non, al contrario, alle loro caratteristiche tecniche. Si deve quindi adottare un approccio antropocentrico all’integrazione dei dati, che metta al centro chi li usa e che sia in grado di nascondere tutta la complessità sottostante.
Sono questi i temi che abbiamo avuto modo di discutere con Riccardo Panizzolo, Senior Manager area Data&AI, con focalizzazione sul Banking, di GFT Italia.